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Dialoghi

Nonostante alcuni esempi in controtendenza (di recente Ferrero e Campari che acquisiscono marchi esteri), il fenomeno più massiccio degli ultimi venti anni nelle compravendite aziendali vede centinaia di marchi italiani passare in mani straniere. Soprattutto cinesi e di Hong Kong. Ma l'assalto è stato globale: la Rinascente è thailandese, la Pernigotti è dei turchi, la Pirelli è cinese, la Lamborghini appartiene alla Volkswagen. E altri nomi aggiornano il quadro del declino: Ilva-Italsider, Alitalia-Ita, ora Tim, la cui rete fissa va al fondo Usa Kkr. Lo slogan "Prima gli italiani" andrebbe oggi più correttamente letto con una virgola in mezzo. "Prima, gli italiani...". Sì, una volta, i marchi italiani erano in continua ascesa, con acquisti di aziende straniere oggi rari, forse impensabili. Il caso del cavalier Peppino Fumagalli ci riporta a un fulgido passato, e si fatica a credere che sia successo davvero. Oggi la Candy appartiene alla multinazionale cinese Haier.

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Prima gli italiani…

Italiani all’estero

Con la Hoover il signor Candy diventa un eroe popolare in Galles

Il Sole 24 Ore, Finanza e Mercati, 13 giugno 1995

MILANO – «Mister Fumagalli, lei è diventato un eroe in Galles». La Baronessa Denton of Wakefield, ministro dell’economia per l’Irlanda del Nord in visita a Milano per promuovere l’interscambio tra l’Italia e Belfast, ha salutato così il patron della Candy, il Cavalier Peppino, durante la sua visita di ieri agli stabilimenti di Brugherio. Sborsando 280 miliardi agli americani della Maytag, che hanno posto fine a una avventura europea sostanzialmente fallimentare, l’imprenditore brianzolo ha appena acquisito la Hoover European Appliance Group, con 3mila dipendenti concentrati soprattutto nelle unità produttive in Galles e Scozia (a Merthyr Tydfil e a Cambuslang). Al di là di ogni conclamata «relazione speciale» tra Londra e Washington, stampa e sindacati locali questa volta hanno accolto con favore l’arrivo di un solido acquirente europeo a salvare una azienda che aveva perso anche la faccia: basti pensare che aveva lanciato un programma di biglietti aerei gratuiti legati agli acquisti e poi non era stata in grado di mantenere la promessa. Così la settimana scorsa, al Parlamento di Westminster, Fumagalli è stato complimentato dai deputati scozzesi e gallesi (una competenza inusuale sui problemi dell’industria», dice). Ed è stato invitato prossimamente sul panfilo del Principe di Galles nonché erede al trono d’Inghilterra. «Baronessa, aspetti a farmi i complimenti tra uno o due anni – si schermisce Fumagalli -. Per ora, mi dica piuttosto come devo comportarmi in presenza del principe Carlo…».           
Rassicurato dalla continua crescita del fatturato (che anche in questi primi mesi del ’95 sfiora il 20%), a 67 anni il presidente della Candy ha deciso, per la prima volta, di indebitarsi seriamente con le banche, mentre finora le acquisizioni erano state finanziate con il cash flow aziendale: «Un po’ di angoscia per i debiti c’è, ma le cose che bisogna fare si fanno e nel nostro mercato occorre crescere». Con la Hoover, inoltre, è la prima volta che la Candy si diversifica dal settore degli elettrodomestici bianchi a un comparto limitrofo come quello delle apparecchiature per la pulizia della casa. Non solo: Fumagalli cambierà addirittura vita, passando a fare il pendolare ogni settimana tra la Brianza e le brume celtiche del Nord. «Sono un pensionato, dovevo trovare il modo di riempire la giornata», scherza per giustificare la mancata nomina di un proconsole per la Britannia: della Hoover si occuperà personalmente lui. «È un marchio da rilanciare – afferma -. Nel settore del floor care dovremo assumere nuova gente. Per lo stabilimento in Galles, occorrerà vedere se il mercato delle lavatrici continuerà a tirare. Ma prevediamo un aumento della produzione. Come nell’impianto che avevamo acquistato dagli americani negli anni ’80 vicino a Liverpool, si tratterà soprattutto di motivare gli uomini, il che è difficile soprattutto con gli impiegati».  
Se la Baronessa Denton ha definito «tremendous» (nel senso di straordinaria) la fabbrica di lavatrici di Brugherio per l’alto livello di automazione, ha potuto altresì accorgersi dell’attenzione all’elemento umano nella logica aziendale all’ingresso degli uffici, dove è posto un busto del capostipite, Eden Fumagalli, senza una targhetta con il nome, ma con la dicitura «Dalla gavetta a maestro di vita». E dopo aver chiesto informazioni sulle inedite capacità di sviluppo internazionale del capitalismo familiare all’italiana («Da noi non succede che oltre un certo livello l’azienda resti del tutto in mano a una famiglia»), il ministro del Regno Unito ha invitato le imprese nostrane a investire in Irlanda del Nord. «Il processo di pace funziona – ha affermato -. È il momento giusto per investire in un territorio che offre agevolazioni fiscali, accesso agevolato al   credito e una popolazione altamente scolarizzata. E dove le autorità pubbliche prendono decisioni in tempi rapidi quando si tratta di favorire nuovi insediamenti manifatturieri».
Stefano Carrer         
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