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Giornata della Lentezza a Tokyo

Il ricordo di Bruno Contigiani

Ho incontrato Stefano per lavoro, anche se può apparire strano la preparazione della Giornata della Lentezza è un gran lavoro.

Il primo incontro probabilmente è avvenuto nel 2008, all’epoca ci impegnavamo con largo anticipo negli eventi delle Giornate. Quindi il nostro incontro è stato piuttosto formale e credo di essergli apparso strano, non mollava il suo fare tra il timido e il sornione. Avendo lavorato per anni come capo dell’ufficio stampa di IBM Italia e di Telecom Italia poi (Corporate) mi sono comportato in modo pressoché professionale. 

Con il tempo i nostri rapporti sono migliorati e divenuti più semplici e diretti, tanto che ci ha seguiti, Ella e il sottoscritto, quando in un parco in cui era montato un piccolo palco, testimoniando il mio amore per l’amata come tanti cittadini di Tokyo che non trovavano modo migliore per esternare i loro sentimenti che farlo davanti a centinaia di persone, con un mazzo di fiori tra le mani. Quella fu per me nient’altro che una performance, una prova alla quale Pio d’Emilia mi aveva invitato quasi con un senso di sfida.  La accettai anche se non avevo certo bisogno di gridarlo al mondo il mio amore per Ella, e nemmeno lei lo sentiva come necessario. Pio amava sfidare, era un modo per calibrare quanto di fiducia ti poteva concedere, come quando cercò ci convincerci a fermare il traffico all’incrocio di Shibuya, dove la nostra amica Alessandra attraversava con eleganza sulle strisce, accompagnata da un violinista, sempre in occasione della Giornata.         Stefano era diverso, se ne stava sulle sue e cercava di capire se valesse la pena di interessarsi a questo evento. Ne scrisse sul suo giornale ne parlò alla radio del Sole, che poco si interessava allora del Giappone, essendo la Cina o la Corea i Paesi giudicati più importanti per il quotidiano.

Una volta tornato a Milano, sono stato contento  del suo invito a pranzare assieme, in P.le Lotto in un ristorante di carne, e da allora la nostra leggera, ma sincera frequentazione è cresciuta, come quando l’ho incontrato assieme a Keiko, a Milano e poi a Pavia o quando sempre a Pavia si è fatto vivo alla presentazione dell’instant book  di Pio su Fukushima. Il rapporto con Stefano è proseguito, sempre in modo piuttosto saltuario, ma ogni volta migliore. Ricordo che soffriva un po’ di dover lavorare a Milano, sempre pronto a ripartire per il suo Oriente. Fukushima divenne per lui un’occasione, ma anche il modo per esternare il legame profondo che aveva con quel popolo, la sua conoscenza della loro cultura e l’indicibile sofferenza che provavano. Quando ho letto la notizia della sua morte, ci ho messo un po’ a capire che poteva trattarsi di lui, ne fui sorpreso, ma del resto con Stefano le sorprese, delicate e tali, facevano parte del suo essere, come  lo spuntare con un invito del tutto inaspettato per chiacchierare, a Milano, un po’ di tutto e di niente, tra amici.

Bruno Contigiani 

Bruno Contigiani ha fondato nel 2005 con un gruppo di amici l’Arte del Vivere con Lentezza Onlus, www.vivereconlentezza.it     

Di seguito l’articolo di Stefano

Tokyo capitale della lentezza (per un giorno)

9 marzo 2009, da TOKYO,  Stefano Carrer

Un buffo gendarme italiano multa i passanti che escono a valanga dalla stazione di Tokyo per dirigersi in fretta verso gli uffici del distretto finanziario di Marunouchi.

La scena è vera, ma ovviamente è tutto finto. Si tratta di Bruno Contigiani – fondatore dell’associazione  “Vivere con lentezza” – che celebra con il “Passovelox” la Terza Giornata Mondiale della lentezza (in replica contemporanea in molte altre città del pianeta): suggerisce ai passanti di andare con calma, consegna un cartoncino di raccomandazioni sullo “slow living” e un bigliettino di ringraziamento se si fermano a parlare.

È circondato da telecamere di varie reti tv, che lo seguiranno nella mattinata anche a Shinjuku (la più affollata stazione di pendolari del mondo) e a Shibuya.

La scelta di Tokyo, dopo New York nel 2008, come capitale mondiale del richiamo allo “slow living” era quasi obbligata: si tratta della città che più rappresenta la frenesia nell’immaginario collettivo mondiale.  Come ai tempi del boom economico, ogni mattina centinaia di migliaia di impiegati avanzano a passo di carica verso lunghe giornate di lavoro, con travolgenti passaggi di massa degli incroci stradali. Già da alcuni giorni la capitale nipponica sta ospitando una serie di eventi tematici. Ieri ad Harajuku si è svolta la “Maratona lenta” di Alessandra Maestri, accompagnata al violino dal maestro Maurizio Schiavo; performance replicata oggi alla stazione di Tokyo.

Al ristorante da Guido – nel centro alimentare italiano Eataly di Daikanyama – si è tenuta una raffinata cena con menù “lento”, e al ristorante “Piadina” si è sfatato il mito che la prelibatezza romagnola debba essere veloce.  All’Istituto Italiano di Cultura l’intera giornata di venerdì è stata dedicata alla lentezza, con un simposio – al quale è intervenuto l’ambasciatore Vincenzo Petrone – e l’apertura della mostra fotografica “Vedere con lentezza – Contemplazione e fotografia” del Grin (Gruppo nazionale redattori iconografici), ideata da Giovanna Calvenzi, con le immagini di Daniele Dainelli, Luigi Gariglio, Claudio Gobbi, Sirio Magnabosco, Claudio Sabatino. Nell’occasione, il professor Claudio Baccarani dell’Università di Verona ha discusso sul “Business Time Management” con dirigenti giapponesi.  Che però, in questa congiuntura di crisi economica, temono più che altro di essere costretti ad avere troppo tempo libero.

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